Continua la rassegna di cortometraggi incardinata nel programma didattico del “Laboratorio di Produzioni Audiovisive, Teatrali e Cinematografiche” del Prof. Francesco Giordano
Il Laboratorio di Produzioni Audiovisive, Teatrali e Cinematografiche, ideato e diretto dal Prof. Francesco Giordano, è come una scatola di cioccolatini cui paragona la vita il protagonista, cui presta il volto il Premio Oscar Tom Hanks, del cult-movie “Forrest Gump”: non si sa mai quello che può riservare. A riprova, Giuseppe Alessio Nuzzo, protagonista del penultimo appuntamento della selezione di cortometraggi al centro dell’attività didattica dell’attuale Laboratorio, ha introdotto alla visione del suo corto “Fame” invitando gli studenti a inviargli tramite il loro smartphone l’aggettivo che istintivamente, come un riflesso pavloviano, associano alla parola “cinema”. Sul grande schermo dell’aula si è andata così componendo una nuvola di sostantivi e aggettivi con al centro quella, “sogno”, che sintetizza il rapporto di Giuseppe Alessio Nuzzo con la Settima Arte. Infatti, Nuzzo non ha esitato a riporre in un cassetto la laurea di dottore in odontoiatria per inseguire il sogno di dedicare tutte le proprie energie al cinema: autore, regista di cortometraggi e con all’attivo due lungometraggi e con un terzo in uscita, Nuzzo è anche il fondatore e Direttore generale del “Social World Film Festival” di Vico Equense di cui ha mostrato una clip che riassume i grandi nomi del cinema che ne hanno calcato il red carpet. Proprio in virtù della sua profonda conoscenza dei gangli vitali della macchina cinematografica Giuseppe Alessio Nuzzo percorre con solida padronanza le strade della sperimentazione e dell’innovazione dei codici linguistici come certifica segnatamente il corto “Fame”. Sullo sfondo di una Napoli riconoscibile ma non oleografica, attraverso il contrasto cromatico tra la luce di un Lungomare assolato ed en plein air e il buio claustrofobico che permea le viscere del capoluogo partenopeo e per dialoghi solo la “voce” di Napoli va in scena l’ennesimo episodio di microcriminalità, con un finale che sorprendentemente si riconnette all’incipit.
Lodevole esempio, dunque, di cinema “rarefatto”, allo stato puro che invera quanto rimarcato da Giuseppe Borrone, storico e critico del cinema, nel censurare la tendenza dei cineasti esordienti a indulgere troppo allo sperimentalismo: “Non si può scardinare il linguaggio cinematografico senza conoscere l’abc del cinema”. Appunto che non può essere mosso a Giuseppe Alessio Nuzzo che mostra di padroneggiare come un consumato maestro la grammatica filmica consentendogli così di battere strade nuove nell’arte e nella vita. Come ha confessato nel corso del consueto faccia a faccia con gli studenti, Nuzzo, pur avendo la possibilità di emigrare, ha consapevolmente scelto di continuare a fare cinema nella sua terra natia. E, in fondo, proprio in ciò consiste il fine ultimo degli incontri-lezioni del Laboratorio del Prof. Giordano: gettare le basi per creare un network tra gli illustri ospiti e gli studenti per evitare che quest’ultimi per vivere della loro passione per il cinema alimentino la diaspora italiana.