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Il carcere di Santa Maria Capua Vetere di nuovo alla ribalta della cronaca. Questa volta, però, non c’entrano le violenze ai danni dei detenuti per le quali sono sul banco degli imputati più di 100 tra agenti penitenziari e dirigenti dell’amministrazione penitenziaria

Il carcere di Santa Maria Capua Vetere di nuovo alla ribalta della cronaca. Questa volta, però, non c’entrano le violenze ai danni dei detenuti per le quali sono sul banco degli imputati più di 100 tra agenti penitenziari e dirigenti dell’amministrazione penitenziaria. Infatti, a riaccendere i riflettori sul carcere sammaritano è Pierpaolo Bruni che lo scorso 23 maggio si è insediato sulla tolda di comando della Procura sammaritana. Per il capo dei pm sammaritani il carcere di Santa Maria Capua Vetere sta ormai diventando un’importante piazza di spaccio dal momento che comiciano ad entrarci chili di droga.

L’ultimo episodio è di pochi giorni fa, per la precisione il 18 luglio quando i carabinieri del Comando Provinciale di Caserta hanno intercettato, a pochi metri dalla struttura carceraria sammaritana, un’utilitaria al cui interno erano occultati 1 chilo e 300 grammi di hashish, 62 grammi di cocaina, 7 cellulari e 4 microcellulari con relativi caricabatteria. Un episodio inquietante, per il Procuratore Bruni, in quanto questa eccessiva permeabilità tra l’ambiente carcerario e l’esterno ha ricadute negative nel contrasto alla criminalità organizzata dato che se il detenuto è costantemente in contatto con l’esterno può ricevere e impartire ordine così come commissionare un omicidio. Insomma, il carcere senza efficaci filtri, mette in guardia il Procuratore Bruni, rischia di diventare il luogo di riaggregazione e ricostituzione dei clan.

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