Per ridurre l’enorme passività registrata nelle casse comunali su suggerimento dell’assessore al Bilancio Paola Adinolfi, il comune di Salerno ha aderito all’ormai famoso decreto “salva città”.
Un’ancora di salvezza, è stato detto, ma non è stato poi sottolineato che ci sarebbero state, lungo la strada, tante vittime. Gli effetti per i cittadini sono arrivati subito, con l’aumento indiscriminato del costo della mensa scolastica, la cui colpa si è cercato di far ricadere sulla guerra, lo stesso dicasi per lo scuolabus, per non parlare della polizia municipale i cui uomini sono divenuti dei veri e propri cecchini alla ricerca di auto da multare.
Ma la direttiva dell’assessore al Bilancio chiede di contenere i fitti passivi, ed è qui che si mietono vittime. Per sei famiglie salernitane indigenti è arrivato il momento di finire in mezzo alla strada perché il sostegno che per dieci anni il comune ha offerto loro è stato revocato. Nella raccomandata con cui gli uffici comunali comunicano la disdetta del contratto di locazione si precisa che la decisione è «in ossequio alle linee di indirizzo dettate dalla Civica amministrazione per il contenimento dei fitti passivi». Non importa, quindi, se parliamo di persone malate, di famiglie indigenti con cinque figli di cui uno disabile, che i mobili siano coperti di scatoli di farmaci e che, quando si è dato totalmente fondo al pacco della Caritas, si debba spesso decidere se comprare le medicine o la pasta. L’assessore Adinolfi è lieta, sta facendo il suo lavoro: fa entrare soldi nelle casse del comune. Ma a che prezzo, però.