Stress, ansia, nervosismo, demotivazione, disturbi del sonno e autolesionismo. Sono solo alcuni degli effetti che il lockdown e la conseguente didattica a distanza hanno avuto sugli studenti italiani. Effetti che si sono esplicitati con il rientro in classe.
Incrociando i dati nazionali del rapporto “Chiedimi come sto”, raccolti dalla CGIl su 29 mila studenti, e quelli dell’indagine condotta dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, il quadro che emerge mostra come le nuove generazioni siano le vere vittime della pandemia. Dati che peggiorano ancor più quando si guarda alla Campania, dove la DAD è stato, tra l’altro, uno strumento utilizzato maggiormente rispetto al resto d’Italia.
Negli anni di pandemia si è registrata una diminuzione dei sentimenti positivi come il senso di libertà o la serenità.
A crescere, invece, sono stati i disagi psicologici, dagli sbalzi di umore all’aumento dell’irritabilità.
Quasi il 64% degli studenti ha problemi di sonno, il 28 ha sofferto di disturbi alimentari, il 15 ha avuto esperienze di autolesionismo e più del 10% ha assunto droghe e abusato di alcol.
A peggiorare la situazione: l’utilizzo incontrollato dei social, diventati l’unico strumento di socialità.
Ritornando alla DAD, nonostante abbia permesso, in piena emergenza pandemica, di continuare i percorsi scolastici, il 70% degli studenti resta fortemente contrario a questo strumento.
Oggi famiglie e istituzioni del mondo della scuola sono costrette a dover agire per intercettare questo disagio psicologico degli studenti che condiziona anche il loro rendimento scolastico.

DiRedazione

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