Era la notte tra il 6 e 7 aprile 2020 quando tra gli applausi della gente affacciata dai balconi di Ponticelli arrivarono da Padova 57 tir con i moduli dell’ospedale da allestire per fronteggiare l’emergenza covid. La spesa fu di circa 15 milioni di euro e prevedeva la costruzione di tre strutture una a Napoli all’ospedale del Mare, una a Caserta all’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano e una al Ruggi D’Aragona di Salerno. A tre anni dalla loro sistemazioni gli ospedali modulari sono chiusi, senza pazienti, inutilizzati e forse in futuro, promettono i direttori generali dei tre ospedali, saranno riconvertiti. La struttura del presidio si Ponticelli consta di 72 posti completi di apparecchiature che si pensa di poter utilizzare in un prossimo futuro, spiega il direttore dell’Asl Napoli1 Verdoliva, per pazienti che necessitano di cure lunghe. A Caserta si pensa di utilizzarla per ospitare la medicina nucleare e la riabilitazione, a Salerno si potrebbe adoperare la struttura in occasione dei lavori che andranno effettuati nella rianimazione. La realtà è che se anche le strutture sono pronte a partire qualora necessario, bisogna fare i conti con l’atavica mancanza di personale. Intanto però onde evitare che le apparecchiature si deteriorino o vadano perse, potrebbe essere utile, suggeriscono dall’associazione Cittadinanza Attiva, impiegarle per campagne vaccinali e screening.