Rischia di chiudere la palestra della famiglia Maddaloni, motivo per il quale si susseguono gli appelli per salvare un presidio di sport e legalità
Non è solo una palestra, non è solo un luogo di sport e di aggregazione. Quello realizzato a Scampia dalla famiglia Maddaloni è un simbolo di riscatto, voglia di reagire all’indifferenza, capacità di dire no alla criminalità. Ora questa stessa palestra, dove il sudore degli atleti si mescola alla voglia di emergere, rischia di chiudere i battenti per impossibilità a far fronte alle richieste economiche per uno spazio, un capannone trasformato in un luogo unico e ormai conosciuto in tutta Italia.
Recentemente Gianni Maddaloni, che ha creato questa sorta di favola sociale, si è visto recapitare dal comune un conto di oltre 380mila euro. Un debito da sanare al più presto, pena lo sfratto esecutivo che porrebbe fine all’avventura. Al centro sportivo Maddaloni si allenano, gratis, 60 bambini. Poi ci sono 20 ragazzi che fanno il corso di danza e da qualche settimana ha aperto un corso di fitness per over 70.
Tutti a seguire i codici comportamentali indicati in un cartellone affisso all’ingresso: fedeltà, coraggio umiltà, altruismo, temperanza e rispetto. E poi il più importante di tutti: aiutare i più deboli.
Una storia raccontata in TV e sui giornali, attraverso film e articoli, e che ora rischia di scrivere il suo capitolo finale. Un conto alla rovescia tra speranze e appelli a tutte le istituzioni locali, al Coni e al Ministro dello Sport per continuare a fare sport e legalità, per proseguire la lotta contro criminalità e indifferenza.