Mentre il sistema d’emergenza in Campania rischia di saltare a causa dell’assenza di personale, i medici dell’Usca, che per tre anni hanno lottato contro il Covid in prima linea, stanno rimanendo senza lavoro.
Sono stati i medici che per primi, bardati con tute, mascherine e visiere protettive si sono recati nelle case delle persone malate di Covid senza esitare. Lo hanno fatto in virtù di un Giuramento, anche se magari sotto il bianco degli scafandri il loro cuore batteva a mille. Lo hanno fatto quando il bollettino quotidiano dei morti faceva tremare il sangue nelle vene, e loro erano l’unico punto di riferimento per tutti coloro che, con terrore, si ritrovavano positivi.
Sono stati eccezionali, senza risparmiarsi mai, visti come i salvatori ogni volta che varcavano la soglia di una casa, ma, purtroppo poi, quando le cose vanno bene, ci si dimentica di tutto e di tutti.
I medici dell’Usca, Unità speciali di Continuità assistenziale sono stati completamente dimenticati, sebbene loro siano andati casa per casa anche a seguire quei casi che, fortunatamente, si riusciva a gestire senza dover ricorrere all’ospedale. E mentre si parla di assenza di medici nei pronto soccorso e sulle Ambulanze, tanto da far rischiare la paralisi nel settore emergenza, questi giovani che per ben tre anni sono stati i centravanti da sfondamento nella guerra contro il Covid vengono accantonati, assolutamente non presi in considerazione e, addirittura, rischiano di restare senza lavoro. Sono 200 in provincia di Salerno, e sarebbe il caso di ricordarsi di loro, perché sono medici che dopo aver seguito un corso sull’emergenza potrebbero lavorare al 118 o al Pronto soccorso e dare ossigeno ad un settore in totale agonia. Si potrebbe, speriamo qualcuno lo voglia!